Le studentesse non proseguono negli studi e non si avviano a carriere ICT nonostante abbiano buone competenze ed interesse per l’informatica, mantenendo molto accentuata la disparità di genere nel settore. Questa la realtà emersa dallo studio “Donne e ICT: perché le ragazze non entrano nel mondo della tecnologia” commissionato da Cisco a EUN Schoolnet, partnership internazionale composta dai trentuno ministeri dell’istruzione dei paesi europei.
Lo studio, che ha coinvolto studenti di scuola secondaria superiore, insegnanti e genitori di entrambi i sessi in Italia, Francia, Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito, ha evidenziato una sostanziale parità di attitudini e interesse per l’informatica fra i ragazzi e le ragazze.
Il numero di ragazze che sceglie di proseguire gli studi nel settore tecnologico è in proporzione elevato, ma la maggior parte di esse in ogni caso non intende avviarsi a una carriera nell’ICT, causando così una pesante dispersione di talenti e capacità che sarebbero molto utili in un mercato che, nonostante la crisi economica, soffre la mancanza di figure professionali specializzate.
I risultati generali dello studio hanno evidenziato che il 50% delle ragazze che dichiara di essere interessata all’ICT non prosegue gli studi nel settore; non basta amare l’informatica per decidere di dedicarsi ad essa nella vita. Il fattore che demotiva le studentesse è la convinzione che l’ambito ICT sia “di per sé più adatto agli uomini”. Laddove questo pregiudizio è meno forte, come in Italia o in Polonia (dove meno di un terzo delle studentesse ha espresso tale opinione) la percezione delle professioni tecnologiche, il ruolo dell’ICT nella società e in generale la valutazione del settore sono più positive.
Di contro in Olanda, unico paese in cui oltre il 50% delle ragazze crede nella “superiorità maschile” rispetto ai lavori ICT, si è riscontrata la percezione più negativa. “La competitività dell’Europa dipende dalla capacità di attrarre e trattenere lavoratori specializzati, specialmente nel settore Hi-Tech: ma solo un esperto di informatica su 5 è donna” scrive nell’introduzione al white paper nato dalla ricerca Viviane Reding, Commissario dell’Unione Europea per l’Information Society e i Media, “L’Europa ha bisogno di più “cyberellas”: donne dotate delle competenze digitali del futuro, che sono essenziali per assicurare al continente un ruolo importante nel settore ICT di domani. Per liberare questo fiume di talento si deve dare particolare attenzione alle modalità per incentivare la partecipazione delle donne nel settore” L’Italia – Oltre gli stereotipi, ma mancano modelli femminili a cui guardare Anche in Italia si è confermata la sostanziale parità di conoscenze e attitudine verso l’ICT fra ragazze e ragazzi, che valutano in modo paritario le proprie capacità; il 76% delle ragazze dichiarano di essere “interessate o molto interessate all’ICT” ma il tasso di “drop out” (ovvero di ragazze che nonostante l’interesse per la materia si orientano verso diverse scelte universitarie e professionali) sale però al 61%. Solo il 15% delle ragazze dichiara di essere positivamente decisa a studiare e lavorare nel settore. Le ragazze coinvolte nella ricerca hanno dichiarato in oltre il 50% dei casi di avere un modello di riferimento a cui ispirarsi per le scelte di studio e carriera; di queste, il 58% ha indicato una donna, prevalentemente la madre o una insegnante di sesso femminile. Madri e insegnanti però non sono un buon modello: usano il PC meno degli uomini, e lo usano per fare meno cose. Oltre il 50% delle insegnanti ed il 60% delle madri coinvolte nella ricerca, infatti, usano il computer meno di 30 minuti al giorno; solo il 5% di questi potenziali “modelli femminili” ha dichiarato di avere competenze minime di networking (valutate come la capacità di risolvere piccoli problemi di connettività domestica autonomamente): questa percentuale fra gli uomini sale al 41%. Il peso degli stereotipi è sempre forte, anche se meno che negli altri paesi. Richiesti di valutare quattro tipici profili ICT (sales manager, software developer, system engineer, network consulting engineer), genitori e insegnanti di entrambi i sessi hanno valutato che fossero “più adatti agli uomini”: le madri hanno questa convinzione nel 40% dei casi. Nessuna delle madri ritiene che una donna potrebbe fare meglio di un uomo il system engineer o il software developer.
In tutti i gruppi (genitori, insegnanti, studenti) si è rilevato uno scollamento tra la percezione delle abilità richieste e delle opportunità aperte dalle professioni ICT e la realtà. Le studentesse mettono al primo posto fra le caratteristiche di un lavoro “ideale” l’opportunità di lavorare, l’indipendenza, l’utilità per la collettività e la possibilità di lavorare con altre persone: caratteristiche che i lavori ICT in possiedono ma che non sono percepite correttamente. Italia – L’entusiasmo delle madri fa la differenza e le giovani generazioni hanno una visione più paritaria del settore Dalla ricerca sono emerse alcune peculiarità positive che distinguono il nostro paese dagli altri interessati alla ricerca. Le madri, pur senza competenze informatiche, sono due volte più interessate degli uomini ad acquisirne, con un dato superiore alla media rispetto a quanto registrato negli altri paesi: un entusiasmo che, anche nei dati generali della ricerca, si è rivelato la chiave per la trasmissione di una immagine positiva dell’ICT fra madri e figlie. Non è la competenza in sé a fare la differenza, quanto l’atteggiamento positivo delle genitrici.
Inoltre analizzando la percezione del lavoro ICT fra gli studenti è emerso che le generazioni più giovani hanno un livello di fiducia nell’attitudine per l’ICT delle ragazze più alto di quanto si sia riscontrato negli altri gruppi. Il 15% di essi ha dichiarato di ritenere che le donne farebbero meglio degli uomini un lavoro di system engineer.
Le testimonianze di due donne italiane che lavorano nell’ICT: non sottovalutatevi. Investire nella formazione in ambito informatico si rivela una ottima opportunità per entrare nel mondo del lavoro con il piede giusto.
Alessia, una ragazza di 26 anni proveniente da un piccolo paese in provincia di Bari, dopo una laurea in Informatica ha frequentato una Cisco Networking Academy. “Ho frequentato i corsi alternando i viaggi dal mio paese alla sede in Nord Italia dell’Academy e le lezioni a distanza. Ma appena due settimane dopo avere conseguito la mia certificazione CCNA sono entrata in un’azienda come tecnico informatico” Serena oggi lavora come Network Security Engineer per una grande azienda nel settore delle telecomunicazioni ed insegna presso una Cisco Networking Academy di Roma, la stessa in cui ha conseguito diverse certificazioni specialistiche. “Insegnavo all’università ma mi sono interessata al mondo delle Reti, ha una tale varietà che non si smette mai di imparare e si possono trovare sempre nuovi stimoli. A tutte le ragazze che vorrebbero entrare nel settore ICT consiglio di non sottostimarsi. Anche se sono sempre stata una delle poche donne presenti all’università, ai corsi, sul posto di lavoro, io non ho mai subito alcuna discriminazione” Luca Lepore, Responsabile in Italia del Programma Cisco Networking Academy, il programma di formazione in ambito ICT lanciato da Cisco in tutto il mondo, crede che le aziende del settore e i governi dovrebbero collaborare per cambiare l’atteggiamento delle ragazze e ispirarle maggiormente. “Oltre all’impatto che il divario fra i generi può avere sulla carenza di figure professionali specializzate, la scarsità di donne che entrano nell’ICT è una perdita di talenti per le imprese e uno spreco di opportunità di entrare nel mercato del lavoro per le donne.
La scarsa rappresentazione delle donne nel settore si perpetuerà se non si fa di più per educare, sostenere e incoraggiare le ragazze e le donne che sono il loro modello. La collaborazione fra pubblico e privato può essere strategica anche per “aprire le menti” delle ragazze, dando loro accesso a una visione più realistica ed accurata del mondo ICT e dei lavori in questo settore”. Se si richiudesse il divario di genere… Che l’ICT possa essere una grande opportunità di ingresso femminile nel mondo del lavoro è dimostrato da diversi dati che prevedono, per i prossimi decenni, un deficit di professionisti IT di grandi dimensioni: già entro il 2010 secondo il CEPIS (rapporto E-Skills in Europe 2007) 70.000 posti di lavoro all’anno resteranno scoperti. Più in generale, tenendo conto della prevista diminuzione di popolazione nel continente causata dallo squilibrio demografico fra nascite e morti, secondo un report McKinsey (Women Matter, 2007) nel 2040 potrebbero mancare 24 milioni di lavoratori – una cifra che scenderebbe a 3 milioni se il tasso di occupazione femminile aumentasse fino a raggiungere quello maschile. Secondo dati della Commissione Europea attualmente il settore ICT vede 12 milioni di posti di lavoro e conta per il 6% del PIL dell’Unione Europea. Le donne sono largamente sotto-rappresentate: nel 2004 meno del 25% delle laureate in informatica dell’Europa a 27 era donna; le professioniste in ambito informatico sono il 27,8% del totale e fra gli ingegneri progettisti informatici si conta solamente un 9,6% di donne. A livello accademico, appena il 5,8% delle posizioni di livello senior è ricoperto da persone di sesso femminile.