Nessun atto illegale: secondo un consulente del Tribunale Europeo il servizio AdWords di Google non infrange le normative sui marchi registrati.
Il giurista Luis Poiares Maduro ha spiegato che consentire agli inserzionisti di comprare parole chiave riferite a particolari brand non costituisce un’infrazione. Pertanto Google guadagna un alleato di rilievo nell’opposizione all’esposto presentato da Luis Vuitton Moet Hennessy nel 2004, dove si accusava Mountain View di utilizzare in maniera impropria alcuni trademark.
Per la prima volta un caso del genere era approdato alla più alta autorità giudiziaria della UE, e secondo alcuni entro sei mesi dovrebbe arrivare la definitiva conferma circa la liceità della vendita di keyword effettuata da Google.
Che tuttavia potrebbe ancora essere riconosciuta responsabile dai tribunali nazionali e quindi punita a livello locale
“Crediamo che selezionare una serie di parole chiave per motivi pubblicitari non costituisca una violazione – ha precisato Harjinder Obhi, avvocato di Google – i consumatori non possono altro che trarne beneficio, poiché sono intelligenti e non si lasciano confondere”.
AdWords per BigG significa una consistente fetta degli introiti annuali, ma molte aziende in passato ne avevano contestato i meccanismi, sostenendo che Google approfittasse di brand non propri per generare introiti ulteriori.
Per il mercato statunitense si tratta di una pratica ormai nota che Google ha sdoganato definitivamente qualche mese fa. Tuttavia molte aziende europee non avevano mai digerito completamente il comportamento di Mountain View. Ora che la UE parrebbe sul punto di avallare la gestione di AdWords sarà tuttavia più complicato far valere le proprie ragioni, anche di fronte ad una corte nazionale