C’è Linux mobile al centro degli annunci Vodafone di oggi


C’è Linux mobile al centro degli annunci Vodafone di oggi.
Annunci rilasciati a livello mondiale e che di fatto rappresentano un passo importante nella strategia della società verso i servizi Internet e le applicazioni per il mondo mobile.

Tutto, va detto, era iniziato qualche mese fa con la creazione di Jil (Joint Innovation Lab), in collaborazione con China Mobile, Verizon e Softbank, con l’obiettivo di dar vita a una piattaforma per lo sviluppo e la distribuzione di servizi mobili; una sorta di “body”, come lo definisce l’amministratore delegato di Vodafone Italia Paolo Bertoluzzo, il cui obiettivo è lavorare sulla standardizzazione.
A Jil si è poi affiancata la Vodafone Open Platform, piattaforma aperta per definizione, che consente l’accesso a una serie di funzionalità strategiche, dal billing alla localizzazione fino alla presenza.

Sulla base di questi asset, annunciati nei mesi scorsi, prende oggi vita Vodafone 360, la risposta Vodafone alle proposte Apple, Nokia, Blackberry in materia di applicazioni per il mondo della telefonia mobile.

Vodafone 360, che sarà ufficialmente disponibile in Italia prima di Natale, di fatto costituirà l’offerta applicativa di Vodafone, costruita secondo un approccio device independent. O quasi.
Le applicazioni saranno infatti distribuite attraverso un unico Application Shop e saranno disponibili sia su terminali dedicati (sviluppati in collaborazione con Samsung), sia su una gamma di terminali in grado di supportarli. In questo caso, si parla di alcuni modelli Nokia di ultima generazione.
Bertoluzzo su questo punto apre a tutte le possibilità. E’ vero, in questo momento iPhone e BlackBerry sembrano esclusi, ma le evoluzioni sono dietro l’angolo e nulla esclude futuri ripensamenti.

Il modello di business è quello già adottato da altri player: 70% delle revenue allo sviluppatore, che sarà libero di applicare il prezzo che ritiene adeguato alla sua applicazione, e 30% a Vodafone.

In Italia si dovrebbe partire con un migliaio di applicazioni, realizzate da circa 200 sviluppatori, mentre a livello mondiale si parla di 5.000 apps per 500 sviluppatori.
Tra questi, media company, editori, ma anche giovani o semplicemente appassionati, intenzionati a mettersi in gioco in questo segmento di mercato.

Si parla, naturalmente, di integrazione con i social network, di liste contatti dinamiche, di fornitori di contenuti come Il Sole 24 Ore, Sky, Seat Pagine Gialle.
Ma si parla soprattutto di un modello di business.

“Finora – riconosce Bortoluzzi – il mercato delle applicazioni per l’Internet in mobilità si è rivelato un segmento ad altissima crescita ma a bassissimo revenue. Solo il 7% delle apps scaricate è a pagamento. Non è solo questione di gratuità, ma anche di barriere culturali. Per l’utente, dover sottostare al processo di autenticazione e di inserimento dei dati della propria carta di credito è un ostacolo non da poco. Con Vodafone 360, invece, il billing è strettamente correlato al conto telefonico: il costo dell’applicazione viene automaticamente scalato dal credito o adddebitato in conto. Un nuovo modello di business destinato a cambiare le regole del gioco”.

Per quanto riguarda i controlli sulle applicazioni, Vodafone promette di limitarsi a quelli strettamente necessari: esistenza di diritti sui contenuti, eventuale presenza di codici maligni, contenuti non leciti (pedopornografia, ad esempio), eventuale presenza di istanze di billing nascoste.

Infine, last but not least, a disposizione degli utenti una rete di 2500 punti vendita ai quali rivolgersi per effettuare il set up di 360 sui loro terminali.

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