Una verità difficile da raccontare ma che l’ex governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, ha scelto di dire fino in fondo. «Ho fatto uso di sostanze stupefacenti, cocaina. È successo qualche volta. Spesso la quantità di soldi per i miei incontri era maggiore perché, oltre alla prestazione, c’era anche la droga».
Niente ancora era successo, perché solo dal giorno in cui è stato denunciato il ricatto nei suoi confronti, e quattro carabinieri della Compagnia Trionfale sono finiti in manette, le cose sono precipitate. Molte altre verità sono venute a galla, compresa quella detta da Marrazzo che veniva aggiornata man mano che l’ex governatore prendeva coscienza di quanto era accaduto. La moglie Roberta Serdoz lo ha accompagnato all’interrogatorio insieme con l’avvocato Luca Petrucci, ma nessuno di loro è entrato durante l’incontro con i magistrati: l’ex politico resta parte lesa. Dunque, vittima.
Ha riferito particolari che si sono rivelati contrastanti rispetto a quelli degli altri testimoni, e ieri è stata l’occasione giusta per chiarirli.
Così ha ammesso la presenza di cocaina nell’appartamento di via Gradoli dove stava incontrando il trans Natalie, mentre ai pm, in un primo momento, aveva spiegato di aver visto la sostanza stupefacente sul tavolo quando i carabinieri gli hanno chiesto i documenti. «Non avevo fatto caso che fosse lì», aveva dichiarato. Ha voluto, però, specificare di averne fatto uso qualche volta e di aver pagato cifre più alte nelle occasioni in cui il pusher la portava a domicilio, ma non soltanto in quei casi.
Altro aspetto sul quale i pm hanno insistito è la ricostruzione delle fasi in cui l’ex governatore sarebbe stato ricattato dai militari indagati. «Ma io non sono vittima di estorsione – ha tenuto a sottolineare – I carabinieri entrati nell’appartamento mi hanno rubato i soldi che avevo nel portafogli, circa cinquemila euro.
Mille mi ero accordato di darli a Natalie». Come dire: né io ho tentato di convincerli a non rovinarmi, né loro hanno provato a minacciarmi o a estorcermi denaro.
Le domande dei magistrati, poi, hanno puntato alla presenza di altre persone nella casa, alla consapevolezza che lo stessero filmando, alla eventuale conoscenza con Gianguarino Cafasso, il pregiudicato morto per overdose a settembre scorso e sulla cui fine la procura sta effettuando accertamenti. Anche in questo caso Marrazzo ha voluto affermare di non essersi accorto di telefonini o telecamere e che, comunque, i suoi incontri erano sempre con un solo trans. Con Cafasso, poi, non avrebbe mai avuto alcun tipo di rapporto. «Non lo conoscevo proprio».
Restano tanti, comunque, i misteri in questa vicenda.
E per provare a fare chiarezza fino in fondo, i carabinieri del Ros con la procura, hanno voluto risentire anche Brenda, uno dei trans tirati in ballo da Natalie. Sarebbe stata Brenda, infatti, a fare altre riprese o foto, della cui esistenza si parla, ma che non sono state trovate. A lei, i pm hanno voluto chiedere nuovamente se esistesse e dove fosse il secondo video. Un filmato più lungo, forse un collage di più filmati, anche questo rimasto misterioso e non ancora recuperato. Brenda, però, avrebbe negato l’esistenza e avrebbe dichiarato di non essere neanche più sicura che l’uomo incontrato a fine luglio fosse l’ex presidente del Consiglio regionale. In serata, negli uffici di piazzale Clodio, è stato portato anche un altro dei transessuali chiamati in causa da Natalie. Forse proprio quel Raquel di cui la brasiliana racconta, che le avrebbe detto di aver subìto anche lei una rapina dagli stessi carabinieri mentre si trovava con un cliente.
Il web continua ad essere diviso su chi salva Piero Marrazzo e chi invece lo condanna per il suo comportamento.
Noi aspettiamo ancora il video scandalo originale.