Il loro Nobel vale tantissimo: gli antibiotici del futuro prossimo, quelli capaci di bloccare l’attacco di microrganismi che oggi sono invincibili e rappresentano l’incubo di milioni di medici.
Il premio per la Chimica ha portato sugli altari tre ricercatori (sempre tre, com’è già successo per la Fisica e la Medicina), che saranno ricordati come gli «esploratori della vita»: si chiamano Venkatraman Ramakrishnan del laboratorio britannico di biologia molecolare di Cambridge, Thomas Steitz dell’Università americana di Yale (nella foto) e Ada Yonath dell’israeliano Weizmann Institute of Science di Rehovot. Il loro merito – hanno spiegato i giurati di Stoccolma – è aver ottenuto la prima mappa dei ribosomi, le mini-fabbriche biologiche racchiuse nelle cellule e comuni a tutti gli organismi, dai batteri fino all’uomo.
Sono loro che traducono in proteine le istruzioni contenute nel Dna ed è proprio questa caratteristica ad aprire prospettive considerate entusiasmanti. I tre neo-Nobel, infatti, hanno individuato i tanti modi con cui interagiscono gli antibiotici: alcuni bloccano il «tunnel» attraverso il quale le proteine appena formate escono dal ribosoma, mentre altri prevengono la formazione del legame tra gli aminoacidi. Altri ancora impediscono che le informazioni dei geni siano tradotte nel linguaggio comprensibile per i ribosomi, vale a dire quello dell’Rna. Ciascuna di queste vie rappresenta una strategia per progettare farmaci più mirati ed efficaci.
Ramakrishnan, Steitz e Yonath sono paragonabili a esploratori, perché hanno cominciato le ricerche all’inizio degli Anni ’70, quando le «fabbriche della vita» erano «terra incognita» e nessuno credeva possibile indagarli in dettaglio. Oggi è tutto cambiato. E’ grazie a loro se li si può osservare in coloratissimi (e spesso artistici) modelli tridimensionali: con queste meraviglie elaborate al computer è diventato più facile studiare come gli antibiotici interagiscono con strutture complicatissime, formate da due settori: uno con una grande molecola di Rna, a cui si legano 32 proteine, e l’altro costituito da tre molecole di Rna, circondate da 46 proteine. Si tratta di migliaia di aminoacidi e centinaia di migliaia di atomi.
E’ stato nell’80 che Ada Yonath ha localizzato la posizione di ciascuno, lavorando su un microrganismo che vive a temperature elevate, il Geobacillus stearothermophilus. Tuttavia ci sono voluti altri 20 anni di lavoro per generare l’immagine completa di un ribosoma. Le ricerche sono state accelerate, finché altri segreti sono caduti grazie a un altro microrganismo del Mar Morto, l’Haloarcula marismortui.
Era il 2000 i tre sono arrivati al traguardo contemporaneamente. Ieri il Nobel ha sancito la loro lunga partnership.