La Polaroid tornerà a vivere.
Un gruppo di nuovi investitori ha annunciato che dal 2010 rimetterà in produzione la mitica «one step camera», il modello più semplice della gamma.
I possessori della licenza, i cinesi del Summit Media Group, scommettono sul successo del prodotto, nonostante il dominio del digitale nel settore fotografico.
Ci credono sul serio. Tanto da spingere i vertici a prevedere il raggiungimento del miliardo di dollari nelle vendite per il prossimo anno.
Non solo poesia dunque, ma anche un affare niente male da realizzare.
Se le cifre fossero confermate si tratterebbe di una clamorosa rivincita del culto sulla modernità.
Un riscatto soprattutto economico. Considerando il radicamento storico e l’ampiezza del target di riferimento è difficile pensare che all’orizzonte ci sia un flop.
Nella rete, che in questi anni è stata (paradossalmente) la casa più ospitale per i summit del rito Polaroid, si susseguono da ieri manifestazioni di gioia. Con la rinascita della mitica macchina rettangolare si concretizzano infatti le speranze di milioni di fan dello scatto analogico istantaneo, che per anni hanno continuato a coltivare la passione del «one shot» sfidando i fallimenti e le difficoltà dell’azienda.
Nel 2000 Polaroid era stata sopraffatta dalla prima bancarotta. Era andata ancora peggio nel 2005 quando il nuovo proprietario Thomas Petters aveva sfruttato l’azienda per attuare una truffa da 3 miliardi di dollari. Costretta a chiedere la protezione dai creditori, Polaroid si era ritrovata nuovamente in bancarotta meno di un’anno fa. Ieri l’ultima resurrezione. I nuovi caricatori Polaroid sono stati commissionati all’«Impossible Project» , il gruppo di ricercatori e operai che aveva rilevato un vecchio stabilimento in Olanda per cercare di produrre nuove versioni delle vecchie pellicole. La prima commessa è già arrivata: carta fotografica in bianco e nero, che su e-Bay aveva raggiunto prezzi astronomici per via della sua rarità. Dal 2010 si produrranno anche pellicole colorate.
Per la gioia di molti professionisti:truccatori, costumisti, scenografi cinematografici e stilisti hanno continuato a ritenerlo uno strumento necessario.