Una addestratrice di animali che ha lavorato all’ultimo film di Harry Potter è morta nel fine settimana di Natale dopo aver contratto l’influenza A.
Il virus nel Regno Unito ha già fatto 39 vittime in poche settimane, Caroline Lois Benoist, questo il nome della sfortunata ragazza, aveva appena 26 anni.
Ha partecipato alle riprese di “Harry Potter e i Doni della Morte: Parte II”, e questo ha creato allarme per le moltissime persone con cui è venuta a contatto negli ultimi mesi.
La ragazza era tornata a casa dagli ‘studios’ dove era impegnata perché non stava bene.
In Gran Bretagna l’allarme cresce per la nuova ondata di influenza suina.
Ma cosa è l’influenza suina ?
Influenza suina (in inglese swine influenza o swine flu) è il termine con cui ci si riferisce ai casi di influenza provocati da contagio endemica di Orthomyxovirus nei suini.
Il virus si trasmette difficilmente dal suino all’uomo. Quando questo avviene può subire una mutazione diventando specie specifico per l’uomo. I virus sono denominati Swine influenza virus (SIV). La distinzione non è basata sulla filogenesi. I ceppi SIV isolati finora sono stati classificati come Influenzavirus C o come uno dei numerosi sottotipi dell’Influenzavirus A[.
Oggi si ritiene che l’influenza suina sia una malattia respiratoria dei maiali causata da un virus influenzale di tipo A. Questo tipo di influenza colpisce con una certa regolarità i maiali. Normalmente gli esseri umani non vengono colpiti da questo virus anche se sono stati documentati casi di contagio (sono stati osservati 12 casi negli Stati Uniti nel periodo che va da dicembre 2005 a febbraio 2009, generalmente tra quelle persone che sono state a contatto con i suini)
Nell’aprile 2009 un virus di questo tipo ha contagiato degli esseri umani ed è stata dimostrata inoltre la diffusione da essere umano ad essere umano. Non sono però ancora disponibili dati certi che indichino quanto sia semplice il passaggio del virus da essere umano ad essere umano.
Secondo i ricercatori dell’Università di Pittsburgh il virus comparve per la prima volta nel 1918, nel corso degli anni si sono avvicendati periodi di diffusione ad altri di recessione temporanea; dal 1977 il virus accompagna l’influenza stagionale.
Da aprile 2009 sono stati accertati focolai di infezione nell’uomo in Messico. Il numero dei casi, la presenza di morti accertati e la trasmissione da uomo a uomo hanno fatto salire il livello di allarme. Casi sporadici sono sospettati anche in altri paesi americani. Il virus sembra colpire caratteristicamente le persone adulte sane e molto meno, al contrario della influenza classica, anziani e bambini. Questo è probabilmente dovuto al fatto che bambini e anziani sono in gran parte vaccinati contro l’influenza stagionale, e sembra che questa protezione diminuisca la capacità di infezione su questi individui.[5] L’alimentazione a base di carne suina non aumenta le probabilità di contrarre l’infezione che si trasmette da uomo a uomo per via aerea come le comuni influenze. Secondo il prof. Calvielli Giu i casi di virus di origine animale mutati e trasmissibili da uomo a uomo sono dovuti ai metodi di allevamento del bestiame nutrito a base di mangimi animali[6]. Anche se alcuni Stati hanno autorizzato l’abbattimento di maiali indiscriminato nel loro territorio, consumare carne di maiale cotta ad almeno 70 gradi sembra azzerare la probabilità di trasmissione maiale-uomo della malattia attraverso carne di suino infetta. È deducibile che questa pandemia è stata oggetto di un “bombardamento” mediatico. Stando a risultati di analisi statistica, si può tranquillamente dedurre che la semplice influenza stagionale, produce un numero di vittime di gran lunga superiore a quelle provocate dal virus A/H1N1.
Oggi i sintomi hanno molti tratti in comune con quelli della normale influenza, prevalentemente a carattere respiratorio, accompagnati talvolta da nausea, vomito e diarrea. Tuttavia al momento non si conosce perfettamente né l’estensione né si hanno sufficienti informazioni sul particolare ceppo d’ influenza umana derivata da quella suina. Sembra che i sintomi siano diversi a seconda delle zone in cui il virus si è attivato. Mentre nella zona di probabile origine, in Messico, si è manifestata una sintomatologia con infezioni respiratorie, negli Stati Uniti si sono presentati vomito e problemi gastroenterici. In linea di massima si accusano sintomi aspecifici quali febbre di intensità variabile e prolungata di circa 5/7 giorni, sonnolenza, malessere, scarso appetito e cefalea, associati frequentemente a raffreddore, tosse e mal di gola. È consigliabile un controllo medico ogniqualvolta compaiano i sintomi sopraelencati ed un periodo di riposo onde evitare il dilagare della malattia.
Comportamenti apparentemente banali sembrano avere una buona efficacia nel limitare e prevenire il contagio da parte dell’influenza suina. Coprire naso e bocca e lavarsi spesso e bene le mani con acqua e sapone (o disinfettanti a base alcolica) sembra essere una misura efficace nel limitare la diffusione virale[8]. Negli Stati Uniti d’America una campagna stampa ha informato i cittadini su questo semplice presidio. Per evitare l’infezione non bastano le comuni mascherine ma occorrono quelle chirurgiche. I consigli per non ammalarsi sono quelli consueti in questi casi: evitare di andare nei paesi d’origine della malattia, non frequentare luoghi affollati, curare l’igiene personale.
Una direttiva ministeriale del Governo italiano invitava, nel maggio 2009, chi fosse tornato dal Messico in Italia in quel periodo a rimanere a casa per sette giorni, a scopo precauzionale; tuttavia il nostro paese non ha sospeso i voli con destinazione i Paesi colpiti.
La vaccinazione è il metodo più efficace per la prevenzione della malattia e delle sue complicanze. È stato osservato che il vaccino contro il virus influenzale stagionale non protegge contro l’influenza suina.
Vaccini specifici monovalenti contro l’H1N1 saranno autorizzati negli Stati Uniti a partire da metà ottobre 2009.
È probabile che le dosi di vaccino necessarie per una completa vaccinazione di massa non saranno disponibili perché occorre tempo a prepararle, pertanto le autorità statunitensi raccomandano una iniziale vaccinazione per specifici gruppi di pazienti, particolarmente a rischio tra cui:
Donne in gravidanza, persone che vivono con bambini di meno di 6 mesi, personale sanitario a contatto con soggetti potenzialmente infetti, bimbi di età compresa tra 6 mesi e 4 anni, bimbi, adolescenti o persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni, con patologie croniche per le quali sono a rischio di complicanze severe (malattie cardiache, polmonari o epatiche croniche, immunosoppressione, cancro, gravidanza, obesità (in alcune casistiche).
Per la cura sembrano essere utili i comuni antivirali come l’Oseltamivir la cui efficacia non è del tutto dimostrata poiché nell’ultima influenza invernale non ha dato buoni risultati nel 90% dei casi contrariamente al Zanamivir che è stato risolutivo per sanare dall’influenza normale. In ogni caso, la guarigione avviene di solito senza grosse difficoltà, dato che la nuova influenza presenta caratteristiche sintomatiche e un tasso di mortalità pressoché analoghi a quello delle influenze stagionali[9]. Sir Liam Donaldson, Chief Medical Officer per l’Inghliterra, recentemente ha dichiarato che circa il 16 per cento di coloro che sono morti per influenza A/H1N1 erano perfettamente sani e non seguivano alcuna terapia prima dell’infezione. Un ulteriore 17 per cento aveva solo problemi moderati, come pressione alta o diabete. Il resto dei decessi invece si sono verificati in soggetti immunodepressi o comunque con problemi di salute preesistenti[10].
Secondo organi di stampa non specialistica, tuttavia «entrambi i farmaci raccomandati per l’influenza si sono dimostrati efficaci contro campioni virali della nuova malattia.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato lo stato di pandemia in seduta urgente con circa 27 mila casi di contagio e circa 160 morti.
Alcuni studiosi Statunitensi hanno dichiarato che una minore suscettibilità alla influenza A/h1n1 sia data dall’impiego o comunque dalla presenza nell’ organismo di colecalciferolo, la comune vitamina D.
Il virus dell’influenza suina ha probabilmente subito, il 20 novembre 2009, una trasformazione che lo ha potenziato. È stata riscontrata questa alterazione in tre pazienti norvegesi in gravi condizioni,due dei quali sono deceduti. Secondo il centro principale per la salute di Oslo, questo cambiamento, in ogni caso prevedibile, non sarebbe avvenuto da sè, ma si sarebbe compiuto all’interno del corpo di questi pazienti “ospiti”, già gravi per l’infezione dal virus ancora immutato. Il ministro della salute norvegese ha precisato che la variante è ancora fortemente suscettibile al vaccino e, per ora, non ha mostrato resistenza verso i comuni farmaci antinfluenzali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) ha confermato la notizia, ma ha evitato di diffondere il panico aggiungendo che l’alterazione virale non è in grado di trasmettersi da uomo a uomo e i contagi sono avvenuti per contatti ravvicinati con animali infetti. In ogni caso, pare che questa variante sia in grado di intaccare più profondamente l’apparato respiratorio, in particolare i polmoni, e sia potenzialmente in grado di creare complicanze più serie anche in soggetti senza patologie pregresse. Sino al 22 novembre, pare che non si siano verificate altre affezioni legate a questo sottotipo virale.
Wikipedia.