Lo scorso 21 ottobre l’Agenzia Spaziale Europa (ESA) ha annunciato la messa in orbita dei primi due satelliti del sistema di posizionamento globale Galileo. Il progetto nato nel 2003 e sostenuto dall’Unione Europea arriva quindi alla fase operativa che prevede complessivamente la messa in orbita di una costellazione di 30 satelliti posti su tre piani orbitali ad una distanza di oltre 23 mila chilometri dal livello del mare.
Molto singolare si è rivelata la modalità della messa in orbita che ha impiegato come vettore il veicolo russo Soyuz VS01 lanciato per la prima volta nella sua storia dalla base ESA nella Guiana francese. La messa in orbita ad una altezza di 23.222 Km è avvenuta senza intoppi dopo 3 ore e 49 minuti dal lancio. I due satelliti in orbita saranno ora testati dall’ESA in collaborazione con un team dell’agenzia spaziale francese (CNES) con sede a Tolosa. Successivamente la gestione sarà trasferita al DLR German Aerospace Center e all’italiana Telespazio.
I due satelliti da soli non sono al momento in grado di offrire un servizio di geoposizionamento autonomo. Per questa funzione servono infatti almeno 4 satelliti contemporaneamente visibili dal punto da localizzare. Un nuovo lancio in programma per l’estate del 2012 metterà in orbita ulteriori due satelliti ed avvierà una seconda fase di sperimentazione. Il progetto di posizionamento globale Galileo dovrebbe diventare operativo tra il 2014 ed il 2015 ed essere completato con la messa in orbita di tutti i satelliti nel 2019.
Come il suo omologo statunitense NAVSTAR GPS, anche Galileo prevede sia usi militari che civili ed è stato voluto dall’Unione Europea per garantire all’Europa autonomia nel settore. Galileo è pensato per essere compatibile con il sistema GPS e per poter interoperare con esso. Galileo dovrebbe inoltre offrire una maggiore precisione nel posizionamento ed una copertura migliore per le zone oltre il 70esimo grado di latitudine.
[Photo Credits | Schema di Galileo (ESA – J. Huart)]