Capolavori ludici rovinati da scene conclusive a dir poco deludenti
I videogiochi, in meno di 50 anni, da semplice passatempo per giovanissimi sono divenuti progressivamente una forma d’arte, l’ottava per la precisione, in grado di farci ottima compagnia durante il tempo libero a disposizione grazie a una grafica sempre più realistica, una giocabilità a dir poco pazzesca e le grandi emozioni veicolate.
Ebbene sì: i videogames, dal vecchio Nes fino alla Playstation 4 con i suoi titoli gratuiti e a pagamento, sanno come metterci addosso letteralmente i brividi impiegando uno storytelling degno di un medium filmico che sa sedurci con video super-dettagliati indispensabili per approfondire una trama che di solito è curata in ogni dettaglio. Intervallare le azioni che portiamo avanti in prima persona, come neanche fossimo invincibili supereroi senza tempo, con immagini di qualità è forse uno degli aspetti vincenti del gaming moderno. P
urtroppo però il divertimento videoludico difetta, anche oggi che siamo giunti nel 2020, nell’offrire finali degni di colossal movies. Se i plot sono generalmente da Oscar, non è possibile dire lo stesso degli atti conclusivi di alcune epopee che scontentano e non poco noi videogamers che ci facciamo largo tra insidie e mostri vari per almeno 40 ore o forse più di ininterrotto gameplay. Come mai gli sviluppatori peccano proprio sul più bello? Difficile a dirsi: di sicuro sono esistiti, esistono ed esisteranno giochi in cassetta/dvd bellissimi che tuttavia deluderanno gli amanti del genere a causa di finali da brivido. In questa sede proveremo a riportarvi alla mente alcuni tra i più grandi epic fails conclusivi della forma di entertainment più bella che esista al mondo.
Arrivati alla fine, ecco l’amara sorpresa
Indubbiamente giocare ore e ore a un videogioco la cui trama è a dir poco appassionante mentre il finale assolutamente deludente è un fastidioso piacere, passateci l’ossimoro. Se come noi siete fanatici dei videogames, non avrete certamente scordato quanto poco interessante è stato il finale di una delle pietre miliari dell’universo dei giochi di ruolo, ovvero Final Fantasy VII, che non è riuscito a spiegare nel dettaglio le vicende di Cloud Strife, Barret Wallace e soci. Se lo scontro con il boss finale Sephiroth in tutte le sue versioni è stato a dir poco epico, di certo non lo è stato l’atto conclusivo del gioiellino di casa Squaresoft. Stessa cosa dicasi per quanto riguarda Halo 5: tutti noi abbiamo sempre sperato di vedere finalmente Master Chief contro Locke ma non c’è stato verso alcuno. Tornando indietro a più di 30 anni fa, quando la grafica 8-16 bit regnava sovrana, non possiamo scordare come in Super Mario Bros 2, dopo la sconfitta di Wart, ci sia toccato osservare il faccione dell’idraulico più famoso del pianeta che stava sognando l’avventura che avevamo appena portato a termine! Che delusione però: tutto si concludeva in maniera banale nonostante la fatica nell’attraversare 7 mondi di 3 livelli ciascuno. Addirittura esiste un gioco il cui finale, lasciatecelo dire, può a pieno titolo definirsi come uno dei più imbarazzanti della storia. Di quale stiamo parlando? Di Ghosts n’ Goblins, capolavoro platform della Capcom ancora oggi apprezzatissimo dai gamers di tutte le età ma che risulta manchevole, per usare un eufemismo, di una degna conclusione. Dopo aver affrontato schemi non certo agevoli, il protagonista con l’armatura da noi impersonato duella, al livello 7, con l’ultimo boss e nel momento in cui riesce a sconfiggerlo scopre che è un’illusione! Per accedere al vero finale, per farla breve, è necessario rigiocare il titolo dall’inizio avendo a disposizione un’arma la cui potenza viene praticamente dimezzata. Insomma: un fulmine a ciel sereno che alcuni intenditori hanno definito come un vero e proprio atto di crudeltà assoluta da parte dei creatori di Ghosts n’ Goblins. Difficile dare loro torto.
Il “caso” Doom 2
Per terminare degnamente la nostra carrellata di finali da game-over di videogames bellissimi non poteva certo mancare quello di Doom 2. Questo sparatutto, che ha segnato un’epoca, è a dir poco superbo sia a livello di giocabilità che di grafica (tenete conto che siamo nel 1994) ma delude tremendamente per quanto concerne i titoli di cosa. Il boss finale, un muro con una faccia di demone dipinta, può essere sconfitto con pochi colpi di fucile e come ricompensa, ottenibile tramite cheat, ecco la testa del designer John Romero infilzata su un palo. Mai conclusione fu onestamente più deludente.