Odissea nello spazio: Scene inedite ritrovate

La notizia si è diffusa alla velocità della luce sul web: Douglas Trumbull, che nel 1968 curò la realizzazione degli effetti speciali del capolavoro di Stanley Kubrick, ha annunciato di aver ritrovato le pellicole perfettamente conservate di Odissea nello spazio, girate dal regista ma mai inserite nel montaggio finale. La notizia non è ancora confermata.

Stanley Kubrick (New York, 26 luglio 1928 – Harpenden, 7 marzo 1999) è stato un regista, fotografo e sceneggiatore statunitense naturalizzato britannico, considerato tra i maggiori cineasti del XX secolo.

Kubrick è conosciuto soprattutto per aver affrontanto con bravura quasi tutti i generi cinematografici: il genere storico in Spartacus, il dramma psicologico in Eyes Wide Shut, la fantascienza in 2001: Odissea nello spazio, il genere guerra con Full Metal Jacket e Orizzonti di gloria, l’horror con Shining, il thriller con Rapina a mano armata, la satira fantascientifica in Arancia Meccanica e la satira politica con Il dottor Stranamore.

Nasce il 26 luglio 1928 nel quartiere newyorkese del Bronx da genitori ebrei. Il padre è un medico austriaco emigrato negli Stati Uniti in seguito alla Prima guerra mondiale. Fin da bambino Kubrick si appassiona ai miti dell’antica Grecia ed alle fiabe nordiche, ma soprattutto al gioco degli scacchi e alla musica jazz. Per un certo periodo, prima di cominciare ad occuparsi di cinema, si guadagna da vivere grazie a gare di scacchi e impara a suonare la batteria.
1928-1950: Kubrick e Look
All’età di tredici anni riceve in regalo da parte del padre una macchina fotografica. Fin da bambino rimane affascinato dalla tecnica fotografica e nel 1945 la sua carriera parte con una straordinaria foto di un edicolante rattristato della notizia della morte del presidente Roosevelt, che vende alla rivista Look. A scuola si sente vittima dei soprusi di insegnanti oltremodo conformisti e bigotti che favoriscono chiaramente gli alunni provenienti da origini altoborghesi, negli stessi anni segue studi artistici di fotografia (che gli rallenteranno il percorso scolastico) e comincia ad appassionarsi alla poesia simbolistica e alla filosofia, che lo porterà in breve a conoscere il pensiero del filosofo Nietzsche. Dopo aver conseguito faticosamente il diploma, comincia a lavorare per Look come fotografo.

A 19 anni trascorre cinque sere a settimana nella sala di proiezione del Museum of Modern Art di New York a guardare vecchi film e dopo quattro anni di studio all’accademia di arte cinematografica pagati grazie allo stipendio da giornalista locale, decide di dedicarsi attivamente al cinema.

Nel 1949 dirige il cortometraggio Day of the Fight, un documentario sulla giornata del pugile Walter Cartier autoprodotto con soli 3.900 dollari raggranellati tra parenti ed amici, e che rivende alla RKO per 4.000 dollari.

Il successivo documentario, finanziato dalla RKO per 1.500 dollari, è Flying Padre, la giornata di un prete del Nuovo Messico che percorre la sterminata estensione della sua parrocchia utilizzando un piccolo aereo da turismo.
1951-1960: Kubrick e Harris [modifica]

Ottenuto un discreto successo con i primi cortometraggi, decide di abbandonare definitivamente il lavoro alla rivista Look e di iniziare la carriera di regista a tempo pieno, producendo il primo lungometraggio nel 1953: Paura e desiderio, per anni quasi introvabile, si dice per volontà dello stesso Kubrick, che lo definirà in età matura «un tentativo serio realizzato in modo maldestro», ma che tuttavia gli permette di prendere maggiore confidenza con la tecnica cinematografica.

Nel 1955 gira Il bacio dell’assassino e subito dopo firma un contratto con la United Artists. Nel 1956 Kubrick fonda una piccola società con il produttore James B. Harris. Il primo film con il nuovo marchio è Rapina a mano armata che non ha un buon successo commerciale, ma ottiene parecchie recensioni positive dalla critica.

L’anno seguente, dopo aver letto il libro Orizzonti di gloria decide di realizzarne la trasposizione su pellicola. Il film viene finanziato da Kirk Douglas, che ne è anche l’interprete principale. Nonostante fosse ambientato nelle retrovie francesi della prima guerra mondiale, viene girato in Germania, non avendo ricevuto l’autorizzazione per le riprese dal governo francese. Il permesso di distribuirlo in Francia, oltretutto, è arrivato solo nel 1975. Il costo del film è di 935.000 dollari e impone definitivamente Kubrick all’attenzione da parte della critica. Molte le sequenze memorabili di quello che viene considerato il primo indiscusso capolavoro del regista; di particolare impatto la scena finale, in cui appare la terza e ultima moglie del regista, Susanne Christian (al momento delle riprese del film sua amante), di origine tedesca, cantare ai soldati una canzone che risveglia e disvela l’umanità del colonnello quanto dello spettatore.

Nel 1959 Douglas gli offre la regia di Spartacus, dopo aver licenziato Anthony Mann, con cui aveva avuto parecchi contrasti sul set. L’esperienza di Spartacus non si rivela positiva, soprattutto perché Kubrick non si trova a suo agio senza avere il completo controllo di tutte le fasi di produzione e non vive serenamente il rapporto con Douglas, che oltre ad essere l’interprete principale del film ne è anche il produttore. Nonostante questo, il film rimane notevole nel suo genere (è in quel momento il film più costoso della storia del cinema), ottiene grande successo, almeno per quanto riguarda il botteghino, e viene premiato con quattro Oscar.

Dopo questo film, Kubrick si trasferisce definitivamente in Inghilterra e si rende conto di poter creare a pieno titolo soltanto progetti di cui ha il completo controllo.
1961-1975: i capolavori [modifica]

Nel 1962 dirige Lolita, servendosi della collaborazione di Vladimir Nabokov, autore dell’omonimo romanzo, alla sceneggiatura. Il film è soggetto a dure critiche da parte della censura, in particolar modo americana. Nel film spicca, per quanto riguarda la prova attoriale, Peter Sellers, che lavorerà con Kubrick anche nel suo film successivo.

Nel 1963 gira Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba, una commedia satirica e allucinante allo stesso tempo. La pellicola provoca grande attenzione ed ammirazione da parte dei critici di tutto il mondo e gli vale tre nomination all’Oscar (miglior regia, miglior produttore e co-autore). Il film è notevole anche da un punto di vista storico e riesce mirabilmente a dare forma al terrore dell’atomica all’epoca della guerra fredda, soprattutto in considerazione del fatto che gli ambienti sono ricostruiti con la massima verosimiglianza e tutte le procedure militari corrispondono a quelle realmente in vigore all’epoca.

2001: Odissea nello spazio vede la luce dopo quattro anni di lavorazione e una spesa di 10 milioni di dollari, 6 milioni e mezzo solo per gli effetti speciali. Il film, oltre ad essere uno dei picchi più alti raggiunti dalla cinematografia mondiale, è una profonda riflessione filosofica sulla natura dell’uomo, sulla sua evoluzione e sul suo rapporto con l’universo. Il film riceve svariate nomination agli Oscar, ma vince solo quello per gli effetti speciali. Numerosissime le scene da antologia, dalla più ampia ellissi della storia del cinema, dall’osso della scimmia all’astronave oblunga che “danza” sulle note di Sul bel Danubio blu di Johann Strauß, alla sequenza delle stelle, fino all’enigmatico finale con l’embrione che dallo spazio, concede uno sguardo in macchina che buca lo schermo cinematografico fino allo spettatore.

Il progetto successivo avrebbe dovuto riguardare un film su Napoleone, che avrebbe dovuto essere interpretato da Jack Nicholson, ma a causa di un film uscito nel 1970, Waterloo di Sergei Bondarchuk, che fu un autentico flop, non venne mai realizzato.

Nel 1971 Kubrick scrive, dirige e produce il suo film più violento e visionario, satirico e ironicamente crudele, destinato a causare controversie in gran parte dei paesi dove uscirà; Arancia meccanica, tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess, probabilmente uno dei film di maggiore influenza tra quelli realizzati dagli anni ’70 ad oggi. Kubrick avrebbe anche chiesto ai Pink Floyd di usare la loro suite Atom Heart Mother come colonna sonora del film, ma la band rifiutò perché Kubrick non aveva ancora idea di come inserirla nel film e ne voleva tutti i diritti quindi i Pink Floyd non accettarono. Nonostante le forti censure negli Stati Uniti e in altri paesi europei, il film ha un enorme successo, tanto che non tardano le quattro nomination all’Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura e montaggio). Il film crea comunque scandalo, a causa della violenza esplicita, specialmente nella iniziale sequenza dello stupro nella casa dello scrittore Alexander, e subito dopo la sua uscita, in Inghilterra, numerosi teppisti dichiarano di prendere spunto dal film per i crimini che compiono. Il film diventa un caso e molti familiari delle vittime minacciano Kubrick e la sua famiglia, costringendolo a ritirare il film dalle sale inglesi, da cui resterà bandito per molti anni. Nel film comunque è ricordata la magnifica interpretazione di Malcolm McDowell, nel ruolo di Alex, il capo banda dei teppisti della pellicola. Per altro questa azione del regista mette in evidenza l’enorme potere nei confronti dei produttori date le conseguenze economiche del ritiro.

Dopo due film che potrebbero essere definiti futuristici, Kubrick cambia direzione con Barry Lyndon (1975), basato su una storia del XVIII secolo tratto dal romanzo Le memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray scritto nel XIX secolo. Il film non ha un grande successo di cassetta ma frutta sette nomination (tra le quali ancora regia, sceneggiatura, produzione). Ciò che maggiormente colpisce ancora oggi è l’enorme capacità tecnico-fotografica, che permette a Kubrick di girare in interni con la sola luce delle candele, anche grazie all’utilizzo di un particolare obiettivo Zeiss Planar originariamente prodotto per la NASA[1], ottenendo in questo modo la particolare atmosfera che caratterizza il film. Inoltre la quasi totale assenza di profondità di campo ottenuta con teleobiettivi molto potenti e diaframmi apertissimi permette a Kubrick di ottenere inquadrature del tutto paragonabili ai quadri dell’epoca in cui è ambientato.
1980-1999: il controllo [modifica]
« Io sono un regista veloce, mentre Stanley era molto lento e metodico. Era uno che pensava a lungo alle cose. Ogni tanto mi diceva “ti farò sapere”, e poi non lo sentivo per una settimana. Quando mi telefonava, una settimana dopo, ci aveva davvero pensato su per sette giorni, e mi teneva al telefono per tre ore per discuterne nei minimi dettagli »

(Steven Spielberg[2])

Nel 1980 Kubrick dirige il suo primo film horror: Shining, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King con un magistrale Jack Nicholson. La storia si svolge interamente all’interno di un grande albergo isolato, nel quale Jack e la sua famiglia restano come custodi durante l’inverno. Ben presto, la clausura, mescolata all’odio represso di Jack verso la sua famiglia, lo porteranno alla follia omicida; il film è stavolta una profonda analisi da parte di Kubrick della cosiddetta “famiglia americana”, immersa in un contesto onirico e inquietante, inquadrato perfettamente nella ambientazione dell’hotel isolato dal resto del mondo: lì, la reale personalità dei protagonisti, nel caso principale quella del personaggio interpretato da Jack Nicholson, viene alla luce con conseguenze irreparabili e mostruose. Sebbene subito dopo l’uscita non venga stranamente acclamato dalla critica come i precedenti, riscuote un enorme successo di pubblico, e le sue scene visionarie ambientate in ambienti deserti e vuoti sono entrate nella storia del cinema;il corridoio invaso da un’onda di sangue, l’inseguimento attraverso il labirinto di siepi durante la tempesta di neve, e il misterioso finale.

Nel 1987 dirige il suo quarto e ultimo film sulla guerra, questa volta su quella del Vietnam: Full Metal Jacket, il suo film più violento dopo Arancia Meccanica, affresco cinico e crudele sulla guerra che distrugge e disumanizza, assoluto capolavoro di sceneggiatura e regia dove emerge ancora una volta il grande sarcasmo di fondo antimilitarista e antibellico del regista, nonché la profonda indagine psicologica sulla dualità dell’essere umano riferita ad una teoria di Jung e accennata anche dal protagonista, il soldato Joker, durante il film.

Dopo Full Metal Jacket, Kubrick si dedicò ad un progetto sognato da anni: portare sullo schermo l’inumanità della Shoah. La moglie di Kubrick racconta nel documentario Stanley Kubrick: A Life in Pictures: « Trasformò un libro di Louis Begley, Wartime Lies, in una sceneggiatura: Aryan Papers, la storia di una famiglia di ebrei che cerca di scappare dai nazisti. Quando fu pronto a iniziare la produzione, Spielberg aveva però già cominciato a girare il suo personale film sull’Olocausto, nonché uno dei più noti e realistici sull’argomento; Schindler’s List. Intuendo che le similitudini erano troppe, Kubrick mise malvolentieri da parte Aryan Papers. Inoltre pensava fosse una storia irraccontabile; “se davvero voglio mostrare ciò che ho letto e che è successo” – e aveva letto tutto – “come posso filmarlo? Come si può far finta?” Era molto depresso durante la preparazione e fui contenta quando ci rinunciò, perché stava davvero soffrendo. »

Kubrick diresse quindi la sua attenzione su un altro vecchio progetto: A.I., basato su un racconto di Brian Aldiss e decise di chiedere a Steven Spielberg di dirigerlo, mentre lui si sarebbe occupato della produzione. I due registi discussero per molto tempo sul film, ma il progetto, per ammissione dello stesso Spielberg, fu rinviato per motivi tecnici: « La tecnologia digitale stava per esplodere e Kubrick pensò che avrebbe avuto enormi benefici aspettando qualche anno »[3].

L’ultimo film di Kubrick risale al 1999: si intitola Eyes Wide Shut ed è tratto dal romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler; Kubrick muore prima dell’uscita nelle sale stroncato da un infarto, dopo anni di lavorazione e due anni di riprese. Nonostante voci affermino che Kubrick non sia riuscito a terminare il film per quanto riguarda il montaggio, sembra ormai chiaro che anche quest’ultima fase fosse giunta praticamente a conclusione quando sopraggiunse la morte.[4] Steven Spielberg, intervenuto per concludere il lavoro interrotto, si sarebbe infatti limitato a realizzare il solo montaggio della colonna sonora.
La morte [modifica]

Kubrick muore durante il sonno, stroncato da un infarto, nella sua casa di campagna il 7 marzo 1999, all’età di settant’anni. I funerali avvengono in forma riservatissima, conformi a quella ritrosia dal mondo esterno che aveva caratterizzato l’ultima parte della sua vita. Il corpo è sepolto nell’immenso giardino della casa stessa.
Etica ed estetica in Kubrick [modifica]
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Stanley Kubrick è considerato tutt’oggi uno dei più importanti registi del XX secolo, specie per la sua espressività lontana dai canoni hollywoodiani e la sua capacità quasi unica di esplorare la gran parte dello spettro dei generi, senza farsi dominare dalle convenzioni, ma anzi trasfigurandole. Malgrado i costi anche elevati che richiedevano i suoi film, ebbe in breve tempo carta bianca per tutte le fasi di lavorazione delle sue opere. Esplicativo a questo proposito, l’episodio di Arancia meccanica: l’unica volta nella storia del cinema in cui un film, che pur stava avendo notevole successo di pubblico, viene ritirato dalle sale da una grande casa di produzione cinematografica, la Warner, per ordine del regista.

La passione per la fotografia è uno dei fili rossi della sua carriera: Kubrick poteva passare ore intere a studiare un’inquadratura, fino al punto da assillare gli attori che comunque lo hanno sempre trattato con un mistico rispetto (“è così modesto e sempre pronto a scusarsi che è impossibile essere offesi da lui” ha detto di lui George C. Scott). Ne viene fuori una cura ossessiva per i particolari dell’immagine, per la prospettiva e l’illuminazione, per la posizione degli attori e degli oggetti di scena, tanto che ogni suo film è studiabile in ogni fotogramma come “album di inquadrature”.

Il senso estetico dei suoi film è però il risultato di un lavoro di integrazione fra diversi canali comunicativi: il contesto reale delle sue storie è infatti un tessuto di immagine e musica, elemento fondamentale per veicolare emozioni nello spettatore. In ogni pellicola il regista recupera ispirazioni dalla storia dell’arte di ogni secolo, da Jack Torrance abbandonato sulla sedia di lavoro che richiama Il sonno della ragione genera mostri, un’acquaforte-acquatinta in Goya, ai magistrali piani sequenza di Barry Lyndon, continue citazioni dei quadri inglesi tra il Cinquecento e il Seicento. La musica inoltre, elemento fondamentale, sottolinea in ogni film momenti particolari. Dal “Ludovico Van” di Alex che celebra la sua ultraviolenza, al candido swing della chiusura de Il dottor Stranamore che celebra con leggerezza la fine dell’essere umano imputabile alla sua stessa stupidità. Ogni momento costruito tra immagine e suono è una risata a denti stretti sulla convenzionalità, è un rasoio che seziona i comportamenti degli attanti svelando come dietro le grandi ideologie ci sia solo la bassa animalità dell’essere umano.

Anche il tempo dell’azione è utilizzato da Kubrick come veicolo espressivo e fa parte di quel tessuto comunicativo che ha sperimentato in ogni suo film: le inquadrature sono spesso prolungate, esitanti, gli attori recitano in uno stato quasi ipnoide (evidenti gli esempi di 2001: Odissea nello spazio, Lolita, Shining, Eyes Wide Shut e, per certi versi, anche Arancia meccanica), lasciando lo spettatore libero di indugiare sulle singole componenti dell’immagine. Più che alla parola, Kubrick era interessato all’organizzazione spazio-temporale della narrazione, facendo perdere lo spettatore in una metacomunicazione continua. La curiosità suscitata da uno dei suoi massimi capolavori, 2001: Odissea nello spazio, è proprio dovuta al lavorìo di sottrazione che Kubrick vi dedicò: inizialmente il progetto originale prevedeva molti più dialoghi e scene decisamente più “didascaliche” (come la sequenza finale, in cui il feto astrale avrebbe dovuto distruggere un anello di bombe atomiche che circondavano la Terra), ma il regista lo “spolpò” gradualmente, creando un flusso di apparente non-comunicazione (l’Universo silenzioso e spettrale) nel quale lo spettatore potesse perdersi.

Malgrado i suoi continui sforzi di smussamento del senso di realtà, Kubrick appare ancorato ad un realismo oggettivo, a volte freddo, figlio maturo della sua carriera di fotoreporter: è nota la sua curiosità tecnica, che lo portarono a innovare il cinema stesso (i sorprendenti effetti speciali di 2001, le ottiche superluminose della NASA e della Zeiss di Barry Lyndon, la steady-cam di Shining).

Inoltre, grazie al suo estremo eclettismo, Kubrick riuscì a muoversi agilmente in ogni genere, innovandolo e arricchendolo. 2001: Odissea nello Spazio è considerato uno “spartiacque” nel campo dello SciFi (oltreché uno dei più bei film della storia del cinema), Shining fu pioniere del horror metafisico, Full Metal Jacket ha sconvolto i temi del film di guerra, sottolineando come il soldato sia, essenzialmente, un assassino e affrontando così uno dei temi principali dell’etica kubrickiana, vale a dire la scelta fra il bene e il male. Qui il protagonista impara, infatti, a vivere secondo la propria natura, accettando l’omicidio e la normalità della vita. In Lolita è analizzata la perversione di un uomo che perde la testa per una ragazzina, innamorandosene realmente e mandando all’aria il suo matrimonio per poi perdere ogni cosa. Lo splendido pamphlet (poco più di un’ora e mezzo di film) Il dottor Stranamore indaga sornione sull’ambivalenza dell’istinto di conservazione dell’Uomo, perfettamente a suo agio fra sopravvivenza e sterminio degli altri. Arancia meccanica capovolge questo schema mostrando quanto anche nell’insanabile buonismo di una distopica società moderna è necessario per un uomo riuscire ad esprimere la sua libera scelta tra il bene e il male, dovendo scegliere talvolta anche il male per istinto di autoconservazione. Nel film questa possibilità è infatti negata ad Alex che, subìto il “trattamento Ludovico”, è incapace di scegliere il male, per proteggersi, e subisce le angherìe di una società oppressiva, di amici convertiti al “giusto” e di genitori indifferenti.

Naturalmente, il cinema di Kubrick sposa l’idea della perfetta integrazione fra etica ed estetica, sfuggendo così alla facile tentazione di esprimere una morale. Così le immagini e il messaggio si fondono e la valutazione di ciò cui si assiste è lasciata totalmente allo spettatore, grazie anche alla “circolarità” delle sceneggiature (quasi tutte adattate da libri), che prevedono un finale che si avvolge sull’incipit. Alcuni esempi: in Arancia meccanica il protagonista torna esattamente allo stato psicologico di partenza, come se non fosse successo nulla, salvo che è diventato ancora più cattivo e cosciente del fatto che la violenza ha un ruolo fondante nella società, poiché esercitata “secondo le regole”; in Shining l’edipico Jack Torrance appare, dopo la sua morte, nella galleria fotografica dell’Overlook Hotel, come il guardiano che era lì “da sempre”; Eyes Wide Shut sembra terminare con un risveglio, che incoraggia l’immaginazione a tornare al punto di partenza; l’esempio eccellente di questa ciclicità è poi 2001: Odissea nello spazio, che procede interamente in una mimesi del ciclo della vita (nascita, crescita, morte ed evoluzione in nuova nascita). Sembra fare eccezione Il dottor Stranamore, ma probabilmente si tratta di una fedeltà allo stile comico adottato: qui il film si auto-distrugge, così come era stato preannunciato.
Dioniso-Apollo: una lettura diversa della poetica di Kubrick [modifica]
« Il superuomo è il filosofo dell’avvenire; è il dominatore della storia, che sta al di là del bene e del male. Tutto ciò che è od è stato, diventa per lui, “un mezzo, uno strumento, un martello”; il suo conoscere è un creare, un legiferare; il suo “volere la verità” equivale alla nietzschiana volontà di potenza, ovvero alla continua ricerca di un miglioramento della propria condizione. Egli è l’uomo veramente libero, che cerca di dominare tutte le possibilità senza rinunciare ad alcuna, è l’incarnazione della volontà di potenza. Il suo insegnamento aprirà al mondo una nuova era: aprirà la via alla vittoria di Dioniso su Socrate, dell’infinità della vita sull’autolimitazione della ragione. […] Con la sua lotta appassionata Nietzsche ha voluto aprire all’uomo un orizzonte senza limiti; quest’orizzonte, però, si è rivelato infinitamente vuoto. »

(Ludovico Geymonat)
« Si trasformi l’Inno alla Gioia di Beethoven in un quadro e non si rimanga indietro con l’immaginazione, quando i milioni si prosternano rabbrividendo nella polvere: così ci si potrà avvicinare al Dionisiaco. […] Ai colpi di scalpello dell’artista cosmico dionisiaco risuona il grido dei misteri eleusini: “Vi prosternate milioni? Senti il creatore, mondo?” »

(Friedrich Nietzsche)

Si è sostenuta[5] la possibilità di un evidente parallelismo tra la poetica di Kubrick ed alcuni temi dominanti del pensiero di Friedrich Nietzsche.

L’incipit di 2001: Odissea nello spazio presenta un connubio tra le immagini filmiche e le note di Così parlò Zaratustra (in tedesco: “Also Sprach Zarathustra”) di Richard Strauss[6] Tale musica rappresenta la discesa dalla montagna di Zaratustra che si appresta ad annunciare il proprio messaggio all’umanità; analogamente il film di Kubrick, secondo la chiave interpretativa qui riproposta, sarebbe il mezzo scelto dal regista per manifestare al mondo la propria buona novella.
2001 come massima esemplificazione della tesi esposta [modifica]
« Perché il leone predatore deve ancora diventare un fanciullo?
Innocenza è il fanciullo e dimenticanza, un ricominciare, un gioco, una ruota che gira su se stessa, un primo moto, un santo dire di sì.
Così parlò Zarathustra. E allora dimorava nella città che si chiama “Vacca pezzata”. »

(Friedrich Nietzsche)

Nel viaggio dall’uomo primitivo al superuomo, il monolito sulla Luna in 2001 segna un momento fondamentale. Nella scena con il monolito lunare, il Sole è mostrato direttamente sopra le teste mentre il monolito emette un forte rumore (forse segnala l’arrivo di questo momento). Il momento è descritto da Nietzsche come il mezzogiorno in cui l’uomo sta a metà del suo percorso tra la bestia ed il superuomo… un percorso verso un nuovo mattino, il primo mattino del superuomo.

Il superuomo è raggiunto alla fine di 2001. Nelle scene finali, l’astronauta, David Bowman, giace nel letto di morte. Desidera che il superuomo venga ad esistere prima che lui sia morto. Amo chi anela alla creazione di qualcosa oltre sé stesso, e poi perisce aveva detto Zaratustra. L’idea è altrettanto ben espressa in un altro lavoro di Richard Strauss, un poema sinfonico intitolato Tod und Verklärung (Morte e trasfigurazione). Nella stesura di quest’opera, Strauss disse che era volto a rappresentare la morte di una persona che si è sforzata strenuamente di attingere i più elevati traguardi artistici… Il frutto del suo cammino attraverso la vita gli appare, l’idea, l’Ideale.

Togliamo i riferimenti all’arte ed interpretiamo persona come se fosse genere umano: ecco che questa frase di Strauss descrive precisamente l’idea di Nietzsche, ossia che il genere umano è spasmodicamente teso verso un Ideale, chiamato superuomo, che ciascun uomo vuole inverare prima della propria morte.

In 2001, il superuomo è mostrato come un bambino (nel romanzo La sentinella è chiamato Bambino-Stella). Anche questo proviene da Nietzsche, nelle sue metafore che adombrano le tre metamorfosi[7] dello spirito dell’uomo. Nella metamorfosi finale, quando l’uomo diviene superuomo, Nietzsche dice che lo spirito sarà come un bambino, perché il bambino è innocenza e oblio, un nuovo inizio. Ed anche lo spirito dionisiaco è un bambino, prima che la società lo condizioni in modo da costringerlo ad uscire da tale stato. In 2001 il Bambino-Stella è anche il rinato David Bowman (ovvero, il genere umano rinato) e ritorna alla Terra nella scena finale. Questo episodio nei termini che usa Nietzsche è descritto come lo spirito ora vuole la sua stessa volontà[8], e chi è stato perduto per il mondo ora conquista il proprio mondo. David Bowman, perduto per il mondo durante la sua Odissea nello spazio, è tornato al mondo per dominarlo.

Ma come sarà, in termini più specifici, il superuomo? Nietzsche disse che sarebbe stato un ritorno allo spirito dionisiaco, qualcosa che scaturisce nel romanzo da cui è tratto 2001, poiché nel paragrafo finale il Bambino-Stella è chiamato padrone del mondo e concepisce il medesimo (primordiale) pensiero attribuito a Moon-Watcher (Non era tanto certo di cosa avrebbe fatto in seguito. Ma avrebbe pensato qualcosa), e questa comunanza di elementare elaborazione mentale unisce idealmente i due soggetti (e le due metafore, ovviamente).

Ma il superuomo sarebbe stato qualcosa di più dell’uomo primitivo, poiché in possesso di quell’intelletto che mancava al primitivo. Nietzsche disse che il superuomo avrebbe richiesto una nuova moralità, perché sarebbe stato al di là del bene e del male. Sarebbe stato un miscuglio di energia, intelletto ed orgoglio, un uomo di raffinatezza ma anche di coraggio e forza, erudito e generale in un unico essere. In altre parole, un filosofo-leader di stampo platonico.

L’idea di Nietzsche potrebbe riassumersi nella lotta intentata dal genere umano per raggiungere un Ideale, l’essere perfetto. Sebbene esistano aspetti di una tale concezione in Arancia meccanica e nel Dottor Stranamore, è 2001 che costituisce il più suggestivo esempio di questa filosofia nei film di Kubrick. È lo stesso autore che dà l’impressione di sostenere questa visione del suo film. In alcune interviste ha infatti detto: l’uomo è l’anello mancante tra la scimmia primitiva e gli esseri umani civilizzati (superuomo?) – ed ha inoltre spiegato che il finale rappresentava l’uomo rinato come un superuomo, che ritorna alla Terra pronto al successivo balzo in avanti nel destino evolutivo dell’uomo.

2001 è visto di solito come un film altamente ambiguo, aperto a molte differenti interpretazioni. Questo perché Kubrick riteneva che un film, e in particolare 2001, non dovesse avere una spiegazione esplicita del suo significato ma colpire lo spettatore nel profondo del suo subconscio.
Ispirazioni di Kubrick

Tra i testi che più di altri hanno ispirato Kubrick nelle sue opere ci sono:

* Clean Break di Lionel White
* Orizzonti di gloria di Humphrey Cobb
* Lolita di Vladimir Nabokov
* Allarme rosso di Peter George
* La Sentinella di Arthur C. Clarke
* Arancia meccanica di Anthony Burgess
* Le memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray
* Shining di Stephen King
* The Short-Timers di Gustav Hasford
* Doppio sogno di Arthur Schnitzler

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* Kubrick per sua ammissione non credeva in nessuna delle religioni monoteiste della terra. Nonostante lo affascinasse la possibilità che altre creature nella galassia si fossero potute evolvere fino a diventare onniscienti e onnipotenti. (“L’intervista di Play Boy: Stanley Kubrick” di Eric Nordman 1968)

* Si diplomò con 68.

* Pare che Kubrick nutrisse una sincera ammirazione per il regista polacco Krzysztof Kieślowski, e una volta ebbe a dire:

« Sono sempre restìo a sottolineare una caratteristica specifica del lavoro di un grande regista, perché ciò tende inevitabilmente a semplificarne e sminuirne il lavoro. Ma riguardo a questa sceneggiatura (Decalogo N.d.R.), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, non dovrebbe essere fuori luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le loro idee piuttosto che raccontarle solamente. Esemplificando i concetti attraverso l’azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente raccontarglielo. Lo fanno con tale abbagliante abilità, che non riesci a percepire il sopraggiungere dei concetti narrativi e a materializzarli prima che questi non abbiano già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore.

* Malgrado l’inusuale successo di pubblico e critica riscosso negli anni (inusuale per film definibili “d’autore”), Kubrick non fu mai premiato con un Oscar in quanto regista o sceneggiatore. I suoi film vinsero solo oscar “tecnici” (come quello per gli effetti speciali di 2001 o quello per la fotografia a Barry Lyndon o quello per i costumi e la scenografia di Spartacus).

* Per celebrare l’estro e l’arte di Kubrick, è stata ideata una eccezionale mostra itinerante, la Stanley Kubrick Exhibition, prodotta dal Deutsches Filmmuseum e dal Deutsches Architektur Museum di Francoforte in stretta collaborazione con la moglie del regista, Christiane, e il cognato, Jan Harlan. Dopo Francoforte, Berlino, Melbourne, Gent e Zurigo, ha infine fatto tappa anche a Roma, ospitata dal 6 ottobre 2007 al 6 gennaio 2008 presso la rinnovata cornice del Palazzo delle Esposizioni. La mostra presenta materiale proveniente dagli archivi privati dello Stanley Kubrick Estate, resi disponibili per la prima volta appositamente per l’occasione: documenti inediti, copioni, appunti di regia, fotografie, filmati, reperti, plastici, costumi, testimonianze e ricostruzioni dall’intero corpus operandi del maestro. Durante l’allestimento romano, la mostra, che per il suo elevato rilievo culturale ha goduto dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha registrato un record di oltre 160.000 visitatori -oltre la metà delle presenze complessive- ed è stata accompagnata lungo tutta la sua durata da una retrospettiva cinematografica, speciali iniziative ed ulteriori eventi tematici. L’edizione italiana del catalogo della mostra è stata pubblicata da Giunti.

* Kubrick è il protagonista “invisibile” del documentario Stanley and Us, girato da tre giovani registi italiani, Mauro Di Flaviano, Federico Greco e Stefano Landini, dopo la morte del regista, e basato su interviste ad amici e familiari dello stesso Kubrick.

* Day of the Fight (1951) – Cortometraggio
* Flying Padre (1951) – Cortometraggio
* The Seafarers (1953)

Film

* Paura e desiderio (Fear and Desire) (1953)
* Il bacio dell’assassino (Killer’s Kiss) (1955)
* Rapina a mano armata (The Killing) (1956)
* Orizzonti di gloria (Paths of Glory) (1957)
* Spartacus (1960)
* Lolita (1962)
* Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) (1964)
* 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) (1968)
* Arancia meccanica (A Clockwork Orange) (1971)
* Barry Lyndon (1975)
* Shining (The Shining) (1980)
* Full Metal Jacket (1987)
* Eyes Wide Shut (1999)

Sceneggiatore
* Day of the Fight (1951) – Cortometraggio – Documentario
* Flying Padre (1951) – Cortometraggio – Documentario
* Paura e desiderio (Fear and Desire) (1953)
* Il bacio dell’assassino (Killer’s Kiss) (1955)
* Rapina a mano armata (The Killing) (1956)
* Orizzonti di gloria (Paths of Glory) (1957)
* Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) (1964)
* 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) (1968)
* Arancia meccanica (A Clockwork Orange) (1971)
* Barry Lyndon (1975)
* Shining (The Shining) (1980)
* Full Metal Jacket (1987)
* Eyes Wide Shut (1999)

* I due volti della vendetta (1962) – western abbandonato immediatamente passato poi a Marlon Brando

* Napoleone (Napoleon) – Fu scritta solo la sceneggiatura, poi il progetto venne accantonato per mancanza di fondi.

* A.I. – Intelligenza Artificiale (A.I. Artificial Intelligence) (2001) – Il progetto venne accantonato da Kubrick e sviluppato dopo la sua morte dal regista Steven Spielberg.[10]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Progetti cinematografici irrealizzati di Stanley Kubrick.

* Stanley Kubrick: A Life in Pictures di Jan Harlan (2001)

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