Sessanta giorni di preavviso, poi partirà un’azione legale seconde le procedure previste dalle leggi della California. L’ iniziativa è del “Center for Environmental Health”, un gruppo di pressione che si occupa appunto di ambiente e salute. Nel mirino dell’associazione è finita la Apple di Steve Jobs dopo la denuncia di Greenpeace le cui analisi avevano accertato la presenza di composti a base di bromo e di ftalati (additivi che ammorbidiscono il PVC) nel magico telefonino/computer lanciato nei mesi scorsi dalla casa di Cupertino. Il “Center for Environmental Health” si richiama espressamente a una legge della California secondo la quale chi espone i consumatori al contatto con sostanze tossiche dovrebbe informarli tramite un’apposita etichetta.
Ieri la Apple aveva replicato che entro il 2008, secondo un impegno già sottoscritto, queste sostanze verranno
sostituite da altre “ecocompatibili”, sulla base dei propositi peraltro già enunciati da Steve Jobs che sei mesi fa aveva solennemente garantito che la sua azienda sarebbe stata all’avanguardia rispetto ai concorrenti sulle questioni ambientali. Un proponimento al quale Greenpeace non crede sulla base della considerazione che l’iphone è un prodotto di nuova concezione, lanciato nel 2007, che dovrebbe insomma già anticipare queste “nuove scelte ambientaliste”. Una contraddizione che Greenpeace coglie anche su un altro punto importante: la presenza sul nuovo telefonino di una batteria integrata nell’apparecchio, sicuramente di più complesso smaltimento rispetto a quelle rimovibili di altri terminali.
Come finirà questa disputa? In attesa degli sviluppi legali è giusto ricordare che non è la prima volta che Greenpeace chiama in causa le scelte concrete effettuate dalla Apple. Insomma siamo davanti a un braccio di ferro che dura da tempo e che riserverà in futuro sicuramente nuovi colpi di scena.
Fonte:rainews24.rai.it