Facebook torna a “collaborare” con la giustizia. Questa volta a cadere sotto il mirino del social network è stato un giovane operaio di 20anni, accusato di aver stuprato una donna russa di 40anni. Il ragazzo, riconosciuto dalla vittima grazie alle foto pubblicate su Fb, è stato arrestato e ora si trova nel carcere di San Vittore per rispondere del reato di violenza sessuale.
L’episodio risale allo scorso 14 novembre. Mentre la donna stava rientrando dopo una serata passata con amici , il 20enne le si è accostato vicino e le ha offerto un passaggio: «La accompagno io a casa, non è sicuro girare a quest’ora da queste parti». Così la donna ha accettato, ma dopo pochi minuti è stata portata in un vicolo di campagna. Qui il ragazzo l’avrebbe violentata.
Poi quando lo stupratore è andato via, la vittima ha chiamato i carabinieri di Bollate (Milano), che hanno subito iniziato le indagini.
Così, dopo alcune settimane, grazie anche alle dichiarazioni fornite dalla donna, i militari sono riusciti a restringere il campo su un giovane. E anche in questo caso hanno deciso di servirsi di Facebook per poterlo rintracciare: qui hanno visitato il suo profilo e scaricato le foto, che sono state immediatamente riconosciute dalla donna. Per il 20enne non c’è stato scampo e sono così scattate le manette.
Insomma Fb sembra proprio che stia diventando un collaboratore della giustizia italiana, e non solo, per ricostruire i movimenti e le frequentazioni di un sospettato o di una vittima, o per rintracciare qualcuno. Fra i più recenti casi: quello di un bambino scomparso il 17 marzo del 1987 da Villanova di Guidonia. Si tratta di Alex Anfuso che a 22 anni ha deciso di ricontattare la sua originaria famiglia tramite il social network. E ancora la “finta depressa” del Canada: stiamo parlando di Natalie Blanchard, 29 anni, dipendente della Ibm e residente in Quebec. Dopo un anno e mezzo di malattia, la sua assicurazione ha deciso di toglierle il sussidio mensile, perché su Facebook circolavano delle foto dove la donna non sembra poi così tanto “malata”.
Ma non finisce qui. Il social network è stato utile anche per prendere il presunto omicida dell’assassinio di Anna Costanzo: grazie al rilevamento degli accessi a Fb, effettuati direttamente dall’abitazione della vittima, gli inquirenti sono riusciti a incastrare il colpev